Lettere italiane

di Carlo De La Varenne

Vittorio Emanuele II e il Piemonte nel 1858 per Carlo De La Varenne

Prima versione italiana arricchita di note originali dell’autore e la sola autorizzata.
Dario Giuseppe Rossi, Genova 1859

In una recente opera, Gli Austriaci e l’Italia, scritta in occasione dell’ultima conferenza di Parigi, ed a cui la stampa ha, in generale, esternata benevolenza come ad un’utile rivelazione, io ho cercato di mettere in luce l’odioso regime, al quale sono sottoposti dieci milioni d’italiani, direttamente o indirettamente sudditi del gabinetto di Vienna. — Nel momento, in cui la Francia interveniva a sistemare la sorte dei nostri fratelli latini del Danubio, era cosa utile che si sapesse come vengono trattati quelli al di là dello Alpi.

Pubblicando le presenti lettere, prima col mezzo di un giornale, ed ora sotto forma di libro, il mio scopo è di far conoscere nella sua vita intima il solo Stato libero italiano, di attirare l’attenzione e la simpatia de’ francesi su questo valoroso Piemonte, nostro unico amico naturale in Europa, nostro alleato disinteressato durante l’ultima guerra, e forse tra breve compagno delle nostre sorti su campi novelli.

Una lettera inviatami da uno degli illustri soldati della difesa di Venezia, il luogotenente colonnello Caimi, sarà la significativa prefazione del presente lavoro. — Per quanto mi riguarda personalmente, il lettore vorrà tener conto della vecchia amicizia, da cui è guidata la penna di chi mi scrive. — Ciò ch’io sono ben lieto di qui stabilire, si è la mia perfetta comunione d’idee e di sentimenti con questa eminente parte dell’ emigrazione italiana, che vive a Parigi come a Torino, e che acclama in Piemonte, nel suo re nobile e guerriero, il provvidenziale ¡strumento della liberazione.

(tratto da Proemio dell’autore)