Ortografia della lingua piemontese: sistema standard e sistemi fonetici

1. Introduzione

La realtà linguistica piemontese si presenta oggi frazionata in diverse aree, dove la lingua assume sfumature particolari, non tanto nel lessico, in larghissima parte comune, ma nella pronunzia. Nel corso di questi ultimi decenni, malgrado la forte pressione contraria esercitata dall’italiano, varie iniziative, individuali o associative, hanno tenuto alta la bandiera della lingua piemontese, continuando a parlarla, prima di tutto, ma anche scrivendo e pubblicando delle opere in lingua piemontese. In lingua piemontese sicuramente, ma spesso usando sistemi di grafia diversi o, non riconoscendosi in nessuno di essi, facendo ricorso ad una grafia “spontanea”, secondo l’ispirazione ed il gusto di ciascuno. Questo, della non uniformità della grafia, costituisce un grosso limite alla diffusione delle opere in piemontese, causa ed effetto del fatto che in piemontese si scrive sempre meno e quel poco che si scrive non è uniforme, cioè non costituisce un riferimento accettato da tutti. Il fatto è che chi scrive per farsi leggere e per farsi capire, trova delle difficoltà oggettive nel sistema di grafia piemontese, per due ordini di fattori:

  • la sovrapposizione da un lato e l’incongruenza dall’altro, con il sistema di grafia italiano, da tutti conosciuto e quindi assunto come inevitabile riferimento;
  • la proliferazione di accenti e di segni particolari, conseguenza, da un lato, della non disponibilità di un sistema alfabetico adatto alla lingua piemontese, dall’altro, nella tendenza a voler trasferire nello scritto ogni sfumatura della forma verbale, specifica della propria area, che spesso non corrisponde a tutta l’area linguistica piemontese.

La convergenza di questi fattori ha fatto si che quanto viene pubblicato in lingua piemontese sia riconducibile, sotto il profilo ortografico, a due principali tipologie:

  • pubblicazioni “ufficiali”, nel senso che usufruiscono di contributi regionali: viene richiesto l’uso delle regole ortografiche definite da Viglongo e Pacot negli anni ’30 del secolo scorso, definita come “grafia piemontese moderna”;
  • opere pubblicate su iniziativa di singoli o di associazioni locali: spesso si fa riferimento a sistemi ortografici “personalizzati” con l’obiettivo dichiarato di esprimere al meglio il parlato nella sua variante locale;
  • scritti con finalità commerciale: in questi casi, di gran lunga prevalente è quella che si può definire grafia “sarvaja”, nel senso che ciascuno si arrangia come sa e può, non necessariamente per ignoranza delle regole, come sostengono taluni, ma perché le ritiene non adatte per comunicare il suo messaggio.

Diverse sono le cause che hanno portato a questa situazione. Alla base di tutto, sta la limitazione che deriva dal cercare di scrivere il piemontese, lingua romanza come l’italiano ma con caratteristiche fonetiche nettamente diverse, ricorrendo all’alfabeto italiano, con qualche eventuale prestito dall’alfabeto francese. Da questa scelta, mai messa in discussione, deriva una serie di vincoli e condizionamenti:

  • non disporre di tutti i simboli necessari per rappresentare le peculiarità fonetiche della lingua piemontese;
  • la non corrispondenza di significato che alcuni simboli hanno in italiano rispetto al piemontese, con la confusione che ne deriva;
  • il voler rappresentare nella forma scritta tutte le peculiarità della forma parlata, con la conseguente complessità e instabilità del testo scritto.

In altri termini, le difficoltà oggettive riscontrabili nella resa in forma scritta della lingua piemontese, hanno due cause fondamentali:

  • l’inadeguatezza, rispetto alle esigenze specifiche della lingua piemontese, dell’alfabeto utilizzato;
  • il carattere “fonetico” assunto dai sistemi di grafia proposti, ciò che li rende complessi da un lato e focalizzati su un area linguistica limitata, dall’altro.

A questi fattori oggettivi, ovviamente si aggiungono fattori sociali e politici che, escludendo la lingua piemontese dall’insegnamento scolastico e dal suo uso nel contesto amministrativo, non ne favoriscono certo né il rafforzamento, né la sopravvivenza. Ma proprio il contesto sfavorevole diventa un motivo in più per cercare di rimuovere quelli che sono vincoli oggettivi. Partendo da queste considerazioni, emerse nel corso di anni di lavoro finalizzati a dotare la lingua piemontese degli strumenti che le nuove tecnologie mettono disposizione, e che trovano nel correttore ortografico la più completa espressione, si è giunti alla definizione di un sistema di grafia standard, che senza ripudiare nulla di quello che di valido è stato via via acquisito, cerca di superare i vincoli e le carenze sopra elencate. L’obiettivo perseguito è stato quello di mettere a disposizione di tutti i piemontesi uno strumento di comunicazione che, non pretendendo di esprimere le peculiarità di ciascuno, sia accettato da tutti come strumento di comunicazione, valido a livello culturale e sociale, ma anche utilizzabile per finalità commerciali e marketing, quando dirlo in piemontese può fare la differenza.

2. Sistema ortografico standard: caratteristiche generali

Perseguendo l’obbiettivo di definire una proposta di grafia capace di integrare le esigenze espresse dalle diverse aree linguistiche, è stato predisposto un sistema di grafia, definito come sistema di grafia standard. Qui di seguito sono sintetizzate le linee guida che hanno portato alla sua definizione:

  1. Data la fortissima sovrapposizione della lingua italiana sulla lingua piemontese, evitare ogni possibile confusione tra i due sistemi di grafia, applicando il principio: stesso suono – stesso segno; suono diverso – segno diverso.
  2. Introdurre nuovi segni vocalici, per dare una rappresentazione chiara e lineare alla più ampia gamma di vocali della lingua piemontese, rispetto alla lingua italiana.
  3. Semplificare e razionalizzare la grafia, mediante la definizione di appropriate regole di lettura, quale integrazione di più semplici regole di scrittura; conseguendo così l’obiettivo di:
    • dare maggiore regolarità al lessico, favorendo la stabilità grafica della radice di ogni termine
    • conciliare l’esigenza di univocità della forma scritta con la flessibilità richiesta dalle varianti locali
    • Evidenziare l’importanza che assume nella lingua piemontese la distinzione tra sillaba tonica e sillaba atona, ai fini della pronuncia e quindi delle regole di lettura.
  4. Caratterizzare ed evidenziare anche graficamente le peculiarità della lingua piemontese in rapporto alla lingua italiana. Il risultato di questo lavoro si può cosi sintetizzare:
    • drastica riduzione nell’uso dell’accento, avendo eliminato la notazione grafica dell’accento fonico e ridotto all’essenziale la notazione grafica dell’accento tonico
    • definizione con precise regole della bivalenza fonetica del segno /o/
    • equiparazione con la lingua italiana del valore fonetico del segno /u/
    • introduzione del segno /ü/ per la notazione della /u/ piemontese
    • introduzione del segno /ö/ per la notazione del suono mediano che la /o/ può assumere in sillaba tonica.

Con l’applicazione di queste regole di grafia la pagina scritta in lingua piemontese appare molto più chiara e di semplice lettura, almeno per chi il piemontese lo conosce e lo parla. Nel definire le regole ortografiche e grammaticali che stanno alla base del sistema di grafia standard, riferimento essenziale è stato il testo “La lingua piemontese” del prof. Bruno Villata. Maggiori dettagli su quelli che sono i criteri e le regole applicate nella predisposizione del correttore ortografico, si trovano al seguente indirizzo: www.piemunteis.it.

3. Confronto tra sistema di grafia standard e sistemi fonetici

Qui di seguito sono analizzate le principali variazioni introdotte con il sistema di grafia piemontese standard rispetto a due sistemi di grafia, il torinese e l’albese, entrambi caratterizzati da una accentuata fonetizzazione della grafia, cioè dalla notazione grafica di elementi fonetici. Dal confronto sui singoli punti, emergono quelle che possono definirsi come regole di lettura da ciascuno applicabile al testo scritto in grafia standard, in modo da ottenere esattamente la pronunzia che si è voluto rappresentare con la notazione di simboli fonetici. L’obiettivo del sistema di grafia standard non è infatti quello di modificare il modo in cui ciascuno si esprime verbalmente, ma quello di semplificare e normalizzare il modo in cui si comunica in forma scritta, avendo come principali obiettivi la chiarezza e la linearità, e quindi la semplicità della forma scritta, per chi scrive, ma soprattutto per chi legge. Per tradurre il tutto i slogan, si potrebbe dire: “scriv per mi; les per ti”. I termini inseriti nei prospetti di raffronto sono derivati dalle seguenti fonti:

  • Piemunteis standard: dizionario base del correttore ortografico standard.
  • Torinese: Camillo Brero – Vocabolario piemontese/italiano – Ediz. Il punto.
  • Albese: Culasso-Viberti – Rastleiře – Ediz. Gribaudo.
3.1 Notazione della /u/ mediana: ü
Piemunteis standard Torinese Albese Italiano
desgüst dësgust dësgust disgusto
brüschet bruschèt břiscat acidulo
cüciar cuciar chiciar cucchiaio
cübé cubé cubé cubare
cüdì cudì chidì accudire
cüsiné cusiné chisiné cuoco
cüsin cusin chisin cugino
müsel musel misel museruola
müraja muraja miřája muro

L’introduzione di una notazione specifica per la /u/ mediana /ü/ è fondamentale non solo per la sua frequenza nel lessico piemontese (circa il 15% dei termini) ma anche perché costituisce la base per la razionalizzazione del sistema vocalico piemontese. Da notare che il processo di palatizzazione del suono latino /u/, è di diversa intensità nelle diverse aree linguistiche piemontesi, per cui nel Piemonte meriodionale (Langhe e Monferrato) il relativo suono viene normalmente reso con il segno /i/. Con la grafia standard, le eventuali notazioni locali /i/ vengono assunte come trascrizione fonetica, o regola di pronuncia, della notazione standard /ü/.

3.2 Notazione della /o/ mediana: ö
Piemunteis standard Torinese Albese Italiano
döl deul deur lutto
döit deuit deuit garbo
brö breu breu brodo
fasöl faseul faseu fagiolo

La notazione della o mediana /ö/ risponde prima di tutto ad un’esigenza di coerenza del sistema standard; interessando meno del 3% dei termini piemontesi, essa ha un impatto quantitativamente limitato, ma qualitativamente rilevante in quanto relativo ad un suono vocalico peculiare della lingua piemontese. In questo caso, non vi sono variazioni significative nella pronuncia delle diverse aree linguistiche. La variazione introdotta ha essenzialmente il significato di superare la notazione /eu/ presa a prestito dalla lingua francese, a favore di un simbolo univoco, adottato a livello internazionale per la notazione del suono mediano della /o/. Da notare che il suono /ö/ si ha solo in sillaba tonica.

3.3 La bivalenza fonetica della /o/
Piemunteis standard Torinese Albese Italiano
morté morté morté mortaio
mola mòla mòřa mola
moleta moleta moleta arrotino
por pòr pòr porro
porta pòrta pòrta porta
gnoc gnòch gnòch gnocco

Nel sistema di grafia standard il segno /o/ può assumere un diverso valore fonetico in relazione alla sua posizione nella parola:

  • Aperto: quando si trova in sillaba tonica (porti).
  • Chiuso: quasi una /u/, quando si trova in sillaba atona (portiet).

L’accento sulla /o/ viene notato solo quando, sulla base delle regole grammaticali, è opportuno notare l’accento tonico (crònic, gòtic, idrògen, falò); si tratta di un numero limitato di termini, circa trecento, spesso di origine dotta. Naturalmente in questi casi la /o/ ha sempre un suono aperto.

3.4 La valenza fonetica della /u/
Piemunteis standard Torinese Albese Italiano
tur tor tor torre
butun boton boton bottone
bucun bocon bocon boccone
bugé bogé bogé muovere
atur ator ator attore
arbrun arbron ařbřon pioppo

Nel sistema di grafia standard al segno /u/ corrisponde un unico suono, uguale alla /u/ italiana; da notare che un suono corrispondente a quello della /u/ può derivare dalla notazione /o/ , quando questa si trova in sillaba atona (porté, portuma, portina, rosin).

3.5 La valenza fonetica della /ë/
Piemunteis standard Torinese Albese Italiano
anchërna anchërna anchërna intaglio
bëna bënna bënna capanno
bëché bëcché bëcché beccare
barëta barëta bařëta berretto
baudëta baudëtta baudëtta concerto di campane

Nel sistema di grafia standard al segno /ë/ corrisponde il suono della e mediana, uno dei suoni vocalici caratteristici della lingua piemontese; a differenza di quanto avviene nella grafia torinese, la notazione /ë/ viene limitata ai termini in cui il suono mediano corrisponde alla sillaba tonica. Quando questo succede, la notazione /ë/ viene di norma conservata anche nelle forme derivate, per coerenza e stabilità della radice di ogni termine. In grafia standard, a differenze delle grafie di tipo fonetico, lo stesso suono specifico della /ë/ può essere derivato dalla notazione /e/, quando si trova in sillaba chiusa pre-tonica (despiasì, verdois, senté, …). Da osservare che, a differenza dell’uso invalso nelle grafie locali, in grafia standard la consonante che segue la /ë/ non viene raddoppiata, perché non coerente con una caratteristica fondamentale della lingua piemontese, che esclude le consonanti doppie, e comunque di nessuna utilità pratica, essendo la particolarità della pronuncia correlata alla presenza della /ë/. Nel sistema di grafia standard non è prevista la /ë/ prostetica, data la sua rilevanza essenzialmente fonetica. Pur limitando allo stretto necessario la notazione /ë/, sono circa il 4% del totale i termini piemontesi che la richiedono.

3.6 Le valenze fonetiche della /e/
Piemunteis standard Torinese Albese Italiano
mangé mangé mangé mangiare
lese lese lese leggere
beive bèive baive bere
crochet crochèt cřocat uncinetto
senté sënté santé sentiero
parej parèj pařáj così
seira sèira sàiřa sera
despiase dëspiase dëspiase dispiacere
despresié dëspresié dëspřesié disprezzare
brichet brichèt břicat fiammifero
filet filèt filat filetto
bindel bindel bindel nastro

Tra le diverse vocali utilizzate dalla lingua piemontese, la /e/ è quella che presenta la maggiore variabilità dal punto di vista fonetico, in relazione al suo grado di apertura o di chiusura. Di qui deriva la tendenza, nelle grafie di tipo fonetico, a integrare il segno /e/ con diverse tipologie di accenti, quando non si ricorra alla notazione /a/ per indicare il massimo grado di apertura, ovvero alla notazione /i/ per significare il massimo di chiusura. Nel sistema di grafia standard, acquisita la notazione /ë/ per il suono mediano in sillaba tonica, si è voluto ridurre al minimo la notazione dell’accento, rinviando a intuitive regole di lettura la derivazione del suono corretto di ogni termine; regole del tutto superflue per chi il piemontese lo parla. La notazione dell’accento grave /è/ o acuto /é/ viene pertanto limitata ai casi in cui è richiesta la notazione dell’accento tonico (benéfic, mèrcul), ovvero nei pochissimi casi in cui l’accento assume un significato diacritico ( pèss – péss; vèj – véj; mèj – méj). La chiusura in -e, di tutti i verbi della seconda coniugazione, oltre che di alcuni altri termini, avente la sua giustificazione in ragioni etimologiche, è perfettamente compatibile con la pronuncia tendente ad /i/, tipica di alcune aree linguistiche piemontesi. Nell’ambito del sistema di grafia standard, una particolare funzione della /e/ richiama il concetto di e muta, intesa come notazione a cui non corrisponde alcun suono, ma che ha una funzione di mantenere, specie nel contesto della coniugazione dei verbi terminanti in cé/gé o in ce/ge, la regolarità della forma scritta, rispetto alla contrazione della forma orale.

3.7 La funzione ortografica della /e/ muta
Verbo Forme verbali
elogé Elogerìa, elogerai, elogerö
ciücé Ciücerìa, ciücerìa, ciücerìe, ciücerìa
macé Macerìa, macerai, macerö, maceras
mangé Mangerìa, mangerìe, mangerai, mangerö
specé Specerai, specerö, speceras, specerà

Il ogni caso la qualità di /e/ muta non dà origine a notazioni particolari, essendo desumibile dalle regole ortografiche: la /e/ muta si trova sempre in sillaba aperta pre-tonica, ovvero nei monosillabi atoni, come gli articoli e le preposizioni.

3.8 Valenza fonetica della /i/
Piemunteis standard Torinese Albese Italiano
imboscà amboscà amboscà imboscato
imbutijé ambotijé ambotijé imbottigliare
imbrojun ambrojon ambřojon imbroglione
impiché ampiché ampiché impiccare
inramé anramé anramé inramare
intërsé antërsé antërsé intrecciare

È una caratteristica della lingua piemontese, come di altre lingue europee, ma non dell’italiano, la forte nasalizzazione della vocale /i/, quando precede /m/ o /n/ ad inizio di parola. Le grafie fonetiche tendono a rappresentare questa caratteristica con la notazione /a/ invece di /i/. La grafia standard, in coerenza con l’etimologia, mantiene in ogni caso la notazione /i/, demandando a regole di lettura la particolare pronuncia della /i/ in determinati contesti.

3.9 Le valenze fonetiche delle consonanti /l/ – /r/
Piemunteis standard Torinese Albese Italiano
Alba Alba Ařba Alba
urm orm ořm olmo
curm corm cořm colmo
farchet farchèt fařcat falco
mülin mulin miřin mulino
mlun mlon mřon melone
surc sorc sorc solco
palot palòt pařòt paletta
erba èrba ařba erba
baröl bareul bareu barolo
bujöl bojeul bojeu bugliolo
friciöl fricieul fricieu frittella

Mentre non esistono differenze significativa tra grafia standard e grafia locale torinese, per quanto si riferisce alla /l/e alla /r/, la grafia albese si differenzia con una notazione /ř/ per significare un particolare suono (fricativo) della consonante. Da osservare che la notazione /ř/ può trovare corrispondenza nella grafia standard sia con /l/ che con /r/. Anche in questo caso, le particolari notazioni previste dalla grafia albese possono essere assunte come riferimento per la definizione di regole di lettura, senza incidenza sulle notazioni standard. Da osservare inoltre che nei termini uscenti in -öl, la variante albese tende a non pronunciare la consonante finale.

3.10 Le valenze fonetiche dalla /n/
Piemunteis standard Torinese Albese Italiano
lüna lun-a lun-a luna
fassina fassin-a fassin-a fascina
smana sman-a sman-a settimana
gena gena gena timidezza

Alcune varianti della lingua piemontese, proprie di talune aree linguistiche, sono caratterizzate dalla particolarità della pronuncia della /n/, detta n faucale. Volendo definire una regola di lettura, valevole solo per le aree interessate, la /n/ ha pronuncia faucale quando si trova in sillaba aperta finale di parola piana. La grafia standard non prevede comunque una notazione particolare per la /n/, demandando il tutto alla competenza linguistica del lettore.

3.11 La notazione del digramma /sc/
Piemunteis standard Torinese Albese Italiano
sciopé s-ciopé s-ciopé scoppiare
scianché s-scianché s-cianché strattare
sciass s-ciass s-ciass fitto, stretto
desciulé dës-ciolé dës-ciolé scuotere
scet s-cèt s-cèt schietto
rascet ras-cèt ras-cèt raschietto
sciairé s-ciairé s-ciairé vedere
masciot mas-ciòt mas-ciòt maschietto
scentrà s-centra s-centra scentrato

È una caratteristica peculiare della lingua piemontese, rispetto all’italiano, la pronuncia distinta delle due consonanti s-c presenti nei gruppi /sce/ e /sci/; cosa che per la lingua italiana avviene solo in alcune eccezioni, come: scentrato, scervellato. Data la peculiarità e la normalità della pronuncia piemontese, nel sistema di grafia standard non è prevista alcuna notazione particolare per i gruppi /sci/ o /sce/, che comportano sempre una lettura distinta delle due consonanti.

3.12 La /s/ sorda e la /s/ sonora

Nella lingua piemontese, come in italiano, si hanno due diversi suoni, entrambi riconducibili alla consonante /s/: sonora e sorda. Il suono della /s/ sorda è dato da:

  • /ss/, notazione che assume la caratteristica di una consonante specifica, cioè della /s/ sorda:aboss, apress, arlass, doss, oss, assens, arissé, cüssin, orissi, fugassa
  • /s/, quando si trova in un determinato contesto.
Contesto Esempi
All’inizio di parola davanti a vocale sapa, sal, sémper, segn, sign, suta, sübié, sümia.
Davanti alle consonanti: c-f-p-t scür, scupa, sforsé, sfacià, spus, stassi, stufi.
Dopo un’altra consonante arsaj, aversa, cursa, forsa, tërsa, sversa.
In finale di parola dopo una consonante ecels, puls, sbals, slans, anans, Lans, Lorens, suens, funs, svers.

Il suono della /s/ sonora si ha nei seguenti casi:

Contesto Esempi
davanti a: b- d- g- v- l- r- m-n sbandà, sdentà, sgiaj, desvijarin, slunghé, piasrà, smunté
compresa tra due vocali acüsa, asar, basan, bisa, fiüsa, teisa, losa, lesa, esatur
in finale di parola, dopo una vocale amis, mnis, spus, pas, nas.

Nella lingua piemontese, il suono della /s/ sonora è dato anche dalla notazione /z/; questo è comunque limitato a poche decine di termini, quando la /s/ sonora rappresenta un eccezione rispetto al contesto:

Contesto Esempi
all’inizio di parola, davanti a vocale zanzara, zanziva, zerb, ziglör, zinc
nel corpo della parola quando è preceduta da un’altra consonante arzan, arzig, davzin, carzà, sarzet
in finale di parola dopo una consonante brunz, melanz, manz, scarz, sparz

Per coerenza con i criteri che stanno alla base del sistema di grafia standard, avendo introdotto il concetto di vocale muta, non sono previsti gli accorpamenti di termini che comportano una instabilità della radice di uno o più termini; ovvero in questi casi l’accorpamento dei termini avviene a livello orale, non scritto: da visin (davzin), da bisogn (dabzogn).

3.13 La pronuncia della /v/

Di norma la /v/ si pronuncia come in italiano “vino”; con le seguenti particolarità:

Contesto Esempi
La v si pronuncia u, in fine di parola, quando è preceduta da una vocale abriv, anlev, ciav, cuv, diav, öv, grev, positiv, trav, spüv, viv.
…. ma se è preceduta da una consonante, si pronuncia normalmente nerv, Muncalv, salv, serv, verv.
La v si pronuncia u, in corpo di parola, quando, preceduta da una vocale, è seguita da una consonante levr, levrot, povr, Cravzana, giuvnot.
…. ma non è così nei casi in cui si sottintente una e muta, oppure integra un pronome avnì, arvnì, provnì, gavte, lavme, scrivme, scrivlo, scrivje, scriv-mlo.
La v è muta quando è compresa tra le vocali /o/ e /a/, oppure tra /o-u/e/é/ oval, ovata, bravom, cravot, gavot, stavota, bové, trové; luvé, nuvé, puvé, scuvé.

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